L’anafilassi causata dall’allergia al veleno degli imenotteri rappresenta una causa di morte sottostimata. Analizziamo le conseguenze causate dalla puntura di questi insetti in questa intervista al Dott. Domenico Gargano, Responsabile dell’U.O. di Allergologia e Immunologia Clinica Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati Avellino.
Secondo le statistiche, ogni anno sono oltre 5 milioni gli italiani che vengono punti da un imenottero. Con il termine imenottero facciamo riferimento ad una categoria di insetti che può includere fino 100.000 specie, all’interno delle quali possiamo trovare la famiglia delle api, quella delle vespe e quella dei calabroni.
Non dobbiamo tuttavia sottovalutare che il cambiamento climatico ha inciso molto sulla diffusione di questa categoria di insetti, portando nel nostro paese anche specie non tipiche: parliamo, in particolar modo, del c.d. calabrone asiatico, estremamente pericoloso, che possiede la capacità di attaccare in gruppo e distruggere intere colonie di api.
Allergia agli imenotteri: le stime sulle conseguenze mortali causate dalle punture
Quando subiamo la puntura di un imenottero dobbiamo fare molta attenzione al tipo di pungiglione che possiede: questo perché, mentre le vespe possiedono un pungiglione liscio, al contrario le api portano con sé un pungiglione frastagliato che – se non estratto correttamente e con cautela – rischia di iniettare ancor più veleno nel corpo del malcapitato destinatario della puntura. (Dott. M. Severino)
Come abbiamo anticipato, nel nostro paese si stima che circa 5 milioni di italiani vengano punti ogni anno da un imenottero e si ritiene che la morte sopraggiunga per circa 10-15 di questi soggetti.
In realtà, il dato è sicuramente sottostimato: questo perché è possibile che vi sia un errore di codifica all’interno del certificato di morte e che, inoltre, sia sconosciuta la reale causa del decesso.
Possiamo recepire al meglio questo dato considerando che, 22 su 94 sieri (quindi all’incirca il 32%) presenta elevati livelli di IgE specifiche verso almeno uno dei veleni che possono essere iniettati dagli imenotteri a seguito delle punture. (Schwartz – 1988)
Punture di imenotteri: le reazioni dell’uomo al veleno
Quando veniamo sottoposti alla puntura di un imenottero possiamo, in primo luogo, valutare tutta una serie di sintomi soggettivi quali:
- Stato ansioso che precede una possibile reazione sistemica;
- Prurito generalizzato;
- Cefalea;
- Palpitazioni;
- Senso di morte.
(Dott.ssa M.B. Bilò)
Accanto ai sintomi soggettivi possiamo trovare poi quelli oggettivi che si differenziano sulla base della diversa reazione che il veleno dell’imenottero procura al nostro corpo. Per comprenderle più facilmente, è possibile distinguere queste tipologie di reazioni sulla base della gravità della sintomatologia (classificazione di Müeller).
- Reazioni di 1° grado, quelle in cui il soggetto punto riporterà sintomi quali orticaria generalizzata, prurito, ansia;
- Reazioni di 2° grado, in cui il soggetto potrà descrivere sintomi quali angioedema, nausea, vomito e diarrea che si sommano ai sintomi tipici della reazione di 1° grado;
- Reazioni di 3° grado, che prevedono – in aggiunta ai sintomi precedenti – altri quali dispnea, disfagia, disartria, confusione, senso di morte;
- Reazione di 4° grado, ovviamente quella più pericolosa, in cui il soggetto presenta – oltre ai sintomi delle categorie precedenti – anche altri quali ipotensione, collasso, perdita di coscienza, cianosi.
Le reazioni di 4° grado sono quelle che permettono di stabilire la presenza di uno shock anafilattico conclamato. L’anafilassi può essere:
- Unifasica, quando i sintomi compaiono entro un’ora dalla puntura;
- Bifasica, quando i sintomi compaiono nell’immediato e con una ripresa degli stessi dopo un intervallo di tempo che varia da 1-4 ore;
- Protratta (rara), con sintomi che persistono oltre le 24 ore.
L’anafilassi, inoltre, potrebbe riportare quale unico sintomo l’ipotensione oppure l’infarto del miocardio.
Allergia agli imenotteri: i fattori che incidono sull’anafilassi
I fattori che incidono sulla possibilità che un soggetto punto da imenottero possa riportare uno shock anafilattico sono molteplici, analizziamoli brevemente.
- Fattori associati ad un elevato rischio di puntura: in questo caso basti pensare ad attività lavorative o a hobby che possono aumentare il pericolo di essere punti da un imenottero (es. apicoltore, giardiniere, vigile del fuoco);
- Fattori che possono incidere sulla comparsa della reazione allergica: in questo caso possiamo far riferimento a fattori genetici, al numero di punture, al sesso (si stima che siano più gli uomini ad essere destinatari della puntura di questi insetti);
- Fattori che possono incidere sulla gravità dell’anafilassi: in questa terza categorizzazione possiamo inserire molti fattori, tra i quali ad esempio la presenza di una storia clinica di precedenti punture con reazioni severe; la presenza di ulteriori patologie (c.d. comorbilità) come ad esempio l’asma bronchiale non controllata; la tipologia di insetto, poiché il veleno che un imenottero è in grado di iniettare differisce da specie a specie e alle volte anche all’interno della stessa specie di questi insetti è possibile rinvenire diverse tipologie di veleno; dove l’imenottero ha effettuato la puntura; la ritardata somministrazione dell’adrenalina.
L’adrenalina: unico farmaco indispensabile per l’anafilassi
Secondo il Forbes McGain et al (2000), in Australia su 7 persone morte per shock anafilattico a seguito della puntura di un imenottero, ben 5 di queste erano consapevoli di essere allergiche ma non avevano con sé l’adrenalina e non erano neppure state vaccinate.
L’adrenalina rappresenta il solo farmaco salvavita in questi casi, è auto iniettabile ed è prescritta nei seguenti casi:
- In presenza di pazienti con pregressa anafilassi, in quei casi in cui non è possibile eliminare, evitare o identificare l’allergene causa dello shock anafilattico;
- In presenza di pazienti con reazioni sistemiche e che sono sottoposti ad uno o più fattori di rischio;
- In presenza di una diagnosi che sia ben documentata e che riporti un episodio di anafilassi che, però, sia temporalmente collocabile negli ultimi due anni.
La terapia desensibilizzante specifica: una nuova arma contro lo shock anafilattico da imenotteri
Ad oggi è possibile combattere l’anafilassi causata dalle punture di imenotteri con una nuova arma: l’immunoterapia che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta l’unico presidio in grado di prevenire gli eventi anafilattici. Infatti, attraverso la terapia desensibilizzante specifica è possibile raggiungere un’efficacia pari al 94% in presenza del veleno iniettato da una vespa e del 100% nel caso in cui sia stata un’ape a pungerci.
(Muller U. JACI – 1992; Bonifazi F. Allergy – 2005; Aber W. Immunotherapy – 2011; Rueff F. Clin Exp Allergy – 2014)
L’immunoterapia può essere effettuata:
- Da coloro che hanno ricevuto una diagnosi certa e che pertanto sono sicuri di essere allergici al veleno degli imenotteri;
- Da coloro che, principalmente per motivi lavorativi, possono essere a rischio di nuove punture da parte di questi insetti;
La terapia desensibilizzante, soprattutto, rappresenta un’importantissima soluzione in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti allergici al veleno degli imenotteri e costantemente sottoposti al rischio che una puntura di questi insetti possa diventare per loro fatale.
(Bilò MB., JACI, 2000, 105, 57)
Allergia agli imenotteri: le norme di prevenzione
Abbiamo avuto modo di esaminare, in breve, quali sono gli effetti e i rischi correlati alla puntura degli imenotteri. Tuttavia, è possibile – con delle accortezze – provare a ridurre la possibilità di ricevere una puntura da questa tipologia di insetti. Vediamo come:
- Evitando di cucinare e assumere cibi all’aperto (in particolare cibi particolarmente dolci come la frutta), poiché questa tipologia di insetto è fortemente attratta dagli odori degli alimenti;
- Evitare di indossare abiti particolarmente colorati e di far uso di profumi, e cosmetici profumati che – come per quanto riguarda il cibo – sono in grado di attirare gli imenotteri. Sarebbe buona pratica, quando si sta all’aperto, non indossare capi di abbigliamento che lasciano scoperte vaste aree del nostro corpo;
- Praticare l’attività lavorativa del giardinaggio (stessa cosa qualora sia invece un hobby) con molta cautela;
- Le persone che sanno di essere allergiche e che quindi sono sottoposte a costante rischio di anafilassi, dovrebbero sempre evitare di essere sole e portare con sé l’adrenalina se prescritta.
Qualora tutte queste norme di prevenzione non siano sufficienti, bisogna sempre ricordare che – in caso di puntura – sarà importantissimo rimuovere il pungiglione con estrema cautela; raffreddare la parte in cui l’insetto ha punto la nostra pelle evitando, allo stesso tempo, di massaggiarla; assumere farmaci adeguati alla reazione allergica in corso.
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